chi siamo e a chi ci
rivolgiamo
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Direttivo, documento, atto costitutivo e
statuto dell'associazione
Direttivo
Rinnovato il Direttivo dell'associazione cittācomune
Domenica 13 marzo 2022 presso la Cooperativa "La
Magnana" si č tenuta lassemblea annuale di cittācomune.
In quella
sede č stato rinnovato il Direttivo dell'Associazione
ora cosė composto:
Gianni D'Amo presidente,
Ettore Arbasi, Cinzia Astorri, Gianni Bernardini, Enrico (Chicco) Bertč,
Luigi Boledi, Maura Bruno, Mario Bulla, Sergio Ferri, Massimo Gardani
tesoriere, Mario Giacomazzi, Paolo Prandini, Fabrizio Redaelli,
Francesco Serio e Simona Soffiantni.
Nel corso della prima riunione
del Direttivo, tenutasi giovedė 24 marzo, č stata scelta all'unanimitā
Simona Soffiantini quale nuova coordinatrice dello stesso.
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Documento costitutivo
dell'associazione
Chi siamo, a chi ci rivolgiamo.
Siamo persone di diversa età e formazione, con alle spalle esperienze
politico-culturali nell’ambito della sinistra non solo locale. Ci
rivolgiamo a quanti, come noi, sentono l’esigenza di non separare
l’iniziativa politica dall’analisi critica della realtà, da sottoporre a
libera discussione. Ciò dovrebbe avvenire normalmente, senza preliminari
dichiarazioni di appartenenza, senza deleghe in bianco. Nelle sedi della
politica, vecchie e nuove, le cose vanno diversamente: il confronto è
condizionato dagli interessi di singoli o gruppi, le decisioni non sono
trasparenti ma nelle mani di pochi e spesso opache, la responsabilità
personale non è esercitata e in luogo di essa regna la delega. Dove si
ricerca e ci si confronta non si decide, dove si decide non si discute,
se non in termini non pubblicamente sostenibili. Ciò ha una ricaduta
negativa nelle istituzioni anche locali e ostacola le buone pratiche
amministrative.
Globalizzazione e sradicamento.
Tra spinte incontrollabili verso la globalizzazione e radicato timore
di ogni cambiamento, ciò che emerge è la guerra di tutti contro tutti.
Essa è sotto i nostri occhi e ci attraversa come individui. I
riferimenti ideali e politici, che avevano orientato le nostre società
nei due secoli scorsi, negli ultimi decenni si sono offuscati fino a
scomparire. L’unico orizzonte di fatto proposto oggi è quello edonistico-consumista. La produzione di ricchezza cresce
indiscriminatamente minacciando l’equilibrio ecologico, si
ridistribuisce nel mondo in modo drammaticamente ineguale, non risolve
il problema della povertà materiale del Sud, produce precarizzazione e
impoverimento morale nel Nord. Ci viene a mancare la terra sotto i
piedi, in duplice senso… D’altra parte, la tensione all’impegno
politico-sociale, pur debole, e l’esigenza di profilo internazionale
della riflessione critica sono radicalmente deluse dalla politica
corrente.
Politica-spettacolo. Ventiquattr’ore su ventiquattro siamo inebetiti dalla spettacolare
offerta di merci di ogni tipo. Anche la politica è sempre più
intrecciata con l’industria dell’informazione e dello spettacolo. Più
che agìta, è recitata, sulle colonne dei giornali o dagli schermi
televisivi: nella forma “salotto” o “teatro di strada”, fa politica chi
comunica la politica. Ma quanto maggiore è la merce spettacolare da cui
siamo sommersi, tanto minore è la nostra partecipazione attiva: non
siamo che s pettatori/consumatori. Più circola informazione politica
virtuale, più crescono disinformazione ed estraneità reali. I politici
appaiono individui autoreferenziali, dotati di un gergo proprio,
impegnati a mantenere e riprodurre la rispettiva quota di potere.
L’agire politico si presenta come pratica per pochi, di fronte alla
quale una larga maggioranza di persone non si sente all’altezza. La
politica sembra un Giano bifronte: a scadenze regolari chiama
insistentemente tutti alla partecipazione, ma solo per rinnovare la delega di pochi. Il dibattito politico-culturale e l’agenda pubblica dei
problemi, locali o mondiali, sembrano surreali proprio per
l’impersonalità di chi li gestisce.
Marketing, politica e società.
L’attuale politica corrente (non è sempre stato così) si spiega come
marketing e soddisfazione del cliente-elettore: crea la domanda, mette a
punto l’offerta, seleziona il suo personale tra venditori e piazzisti.
Venditori di che? Di tutto, non ha particolare importanza. Riforma delle
pensioni e/o pace subito, legge elettorale o cunei fiscali, difesa
dell’ambiente o difesa dall’Islam, Resistenza e liberalizzazioni: sono
intercambiabili e comunque vendibili. La politica (nel senso più
utilizzato del termine), così ridotta a mercato, è anch’essa luogo di
solitudine, appena camuffata da diversi marchi di appartenenza e dalla
condivisione di comuni status-symbol. Non si può dire quello che si
pensa e non si può fare quello che si dice, se non serve a vincere le
prossime elezioni e a gestire il potere. D’altra parte, un tale stato
della politica riflette ampiamente l’attuale degrado della società
italiana, in cui sempre più i vizi privati si trasformano in
pubbliche virtù: incompetenza, sciatteria, improvvisazione, incuria si
accompagnano a diffusa arroganza; resistenze corporative si ammantano di
pretese ideali; alla difesa dei diritti quasi mai segue il rispetto dei
doveri; fregare il prossimo è indice di capacità e oggetto di pubblico
riconoscimento.
Quest’Italia.
L’Italia berlusconiana, che affonda le sue radici nella deregulation materiale e ideale degli anni Ottanta, è appunto la pretesa di
legittimare pubblicamente ciò che è incompatibile con un’etica
collettiva. Quanto avveniva anche prima, ma di nascosto e
vergognandosene, assurge alla dignità di proposta di governo: il paese
dei “furbetti” si riconosce per quello che è e si piace così. La forza
del berlusconismo – non va sottovalutato – è uscita confermata da tutte
le scadenze elettorali dal ’94 ad oggi. Esso poggia da una parte
sull’incapacità della politica tradizionale di rinnovarsi realmente
nella trasparenza delle decisioni e correttezza dei comportamenti,
dall’altra sulla sua pervasività. Si può forse ipotizzare, con un po’ di
ottimismo, il declino prossimo del berlusconismo come fenomeno
strettamente politico-elettorale, ma resta tutto da affrontare il
problema dell’incultura politica e civile che lo ha prodotto e
accompagnato: essa si è vieppiù ramificata ed ha radici profonde, tali
da sovrapporsi, quasi, alla storia di questo paese.
Un’incultura diffusa.
L’idea che ad ogni livello il potere sia da concentrare nelle mani di un leader unico, l’estrema personalizzazione, la sovraesposizione mediatica, un
malcelato fastidio delle assemblee elettive e dei tempi della
democrazia, la centralità della logica imprenditoriale rispetto ad ogni
altra cultura del lavoro, l’efficientismo aziendalistico da
trasporre pari-pari nella amministrazione degli enti pubblici, l’equivalenza tra
formazione politica e tecniche comunicative: tutto ciò caratterizza oggi
la cultura diffusa del centro-sinistra quanto quella del centro-destra,
la politica locale non meno di quella nazionale. Anche a Piacenza,
l’aver di fatto eluso i complessi problemi sopra sommariamente
richiamati, confidando ottimisticamente nelle possibilità salvifiche di
una società civile “sana” e totalmente altra da una politica “corrotta”,
ha in parte vanificato le effettive spinte di intelligente
partecipazione provenienti dal basso, a partire già dagli anni Ottanta,
soprattutto sui temi urbanistici e ambientali. Siamo oggi in un guado, e
non possiamo sperare di cavarcela semplicemente condannando il vecchio e
invocando il nuovo.
Una politica possibile.
Merci e rifiuti si accumulano a dismisura in sempre meno spazio; civiltà
diverse non riescono a impedire che un problematico ma possibile
incontro degeneri in scontro aperto, a volte feroce; con fatica miliardi
di uomini sopravvivono ogni giorno senza godere di alcun diritto; dove i
diritti sono stati conquistati, entrano spesso in reciproco conflitto:
se di quest’ordine è l’agenda dei problemi di chi ambisca a governare il
presente, ne segue che il mondo globale esige ad ogni livello non meno
politica, ma più politica. A due condizioni: che essa sappia sottrarsi
all’assorbimento nel meccanismo industrial-spettacolare; che non si
riduca al riposizionamento nei diversi scacchieri politico-elettorali
nostrani. Se è la nascita del Partito democratico a far decollare
Sinistra europea, allora può succedere che una mossa di Casini faccia
ricominciare da capo tutta la partita. Il dibattito sui nomi e sullo
spazio politico-elettorale non può sostituire l’analisi critica della
realtà e il confronto sui valori. Tradizioni culturali e blocchi
sociali, influenzandosi a vicenda, hanno materialmente costituito
l’Europa degli ultimi decenni, a partire da un certo equilibrio nel
rapporto tra individuo e società: da qui deve ripartire la riflessione
politica e sulla sua crisi.
Individuo e società, politica e cultura.
Dal pensiero greco antico al Cristianesimo (non è forse inutile
ricordare che égalité e fraternità sono prima cristiane che
democratico-rivoluzionarie, e non discendono dalla liberté, ma la
fondano), da Machiavelli a Spinoza, da Smith a Marx e alla sociologia
novecentesca, il nesso individuo-società è alla base della civiltà
occidentale. Noi pensiamo che tale nesso debba continuare a chiamarsi
propriamente politica, e che il riannodarlo non possa prescindere
da un proficuo e costante rapporto con le tradizioni culturali. Su di
essa poggia del resto anche la modernità, la sua originaria tendenza
all’internazionalizzazione, la possibilità di decifrarne la crisi in
atto. Lo spaesamento ci impone di tornare a un impegno culturale di lunga lena, per interrogare il passato e l’altrove, e soprattutto
lasciarsi interrogare. La “traduzione” del quotidiano in una lingua
compatibile con i lontani imperativi pratici e le aspirazioni, cui non
sappiamo e non vogliamo rinunciare, comporta un nuovo e diverso impegno politico. Esso si può esplicitare sul piano locale anche
attraverso l’eventuale esperienza elettorale. O cultura e politica si
sviluppano insieme e si nutrono reciprocamente o sono entrambe sterili e
vuote.
Perché «cittàcomune».
Occorre ridefinire la politica: nel suo legame con le
trasformazioni socio-economiche e l’industria mediatico-culturale,
dentro quella mondializzazione dei rapporti tra gli uomini (ibrido di
omologazione e drammatiche diseguaglianze), che è lo sfondo reale della
vita di tutti e di ciascuno. Senza dimenticare - tra movimenti e
istituzioni, società civile e stato: anch’essi da analizzare nella loro
mututa dialettica – di individuare l’ambito entro cui si concreti, a
partire dalla realtà cittadina in cui viviamo, la responsabilità
personale. È un impegno pratico: come altri prima di noi,
proponiamo di sottrarci alla necessità e inevitabilità dello stato di
cose presenti. La verità non è inevitabile, ha scritto una volta
Fortini, e neppure necessaria, ma “tutta la storia dell’occidente
moderno è storia di individui e di minoranze che decidono di non servire
all’inevitabile, al necessario”. Non possiamo fornire garanzie di sorta,
tantomeno di facile successo: semplicemente ci proponiamo di restringere
la forbice tra com’è e come dovrebbe essere, tra come siamo e come
potremmo diventare. Per essere meno soli, meno inutili, meno infelici.
Chiamiamo questa proposta di ripensare e praticare di nuovo modalità di
impegno volontario e collettivo – che estendiamo a chiunque sia
interessato – associazione politico culturale «cittàcomune».
«cittàcomune»:
che cosa. L'Associazione
politico-culturale «cittàcomune» si propone nei prossimi anni di fornire il suo contributo:
1. alla vita politica cittadina e alle fondamentali scelte
amministrative, interloquendo in modo critico con movimenti, partiti,
singoli esponenti operanti nelle istituzioni, sempre anteponendo
problemi e scelte concreti alle apparenze, il bene pubblico agli
interessi particolari, la corresponsabilizzazione dei cittadini al
decisionismo autoreferenziale; 2. alla ricerca sul campo, alla
riflessione teorica, al dibattito culturale, nella convinzione che
l’analisi critica del presente non possa emergere dal susseguirsi delle
mode e dalle finte baruffe culturali, cioè eludendo il rapporto con la
propria tradizione (italiana, europea, occidentale in senso lato), che è
premessa di ogni auspicabile confronto con altre culture e civiltà;
3. a suscitare nelle
giovani generazioni l’esigenza di non superficiali orizzonti culturali e
morali la fine delle ideologie non come autoliquidazione ideale,
ma come punto di partenza per un impegno da rinnovare: come aveva capito
il materialista storico Antonio Gramsci, “ l’uomo è soprattutto
spirito ”, e senza idealità mortifica la parte migliore di sé.
«cittàcomune»: come.
Il come fare non è meno importante del cosa fare, le modalità di
elaborazione e concreta attuazione possono inverare i buoni programmi o
al contrario vanificarli, i mezzi prefigurano il fine. A partire da tali
convinzioni, «cittàcomune»,
libera associazione autofinanziata e autogestita dai suoi fondatori ed
aderenti, opererà legando il momento della ricerca a quelli della
discussione e della concreta attività. Ci sforzeremo di evitare il
cristallizzarsi di ruoli dirigenti, la separazione tra funzioni ideativo-creative e altre e altre meramente esecutive, favorendo la
crescita e l’assunzione di responsabilità dei più giovani.
Nell’apprestarci a far seguire alle presenti premesse politico-culturali
l’adozione di uno Statuto (coerente con la legislazione vigente, ma il
più possibile snello quanto a condizionamenti ed adempimenti
burocratici), non ci sembra inutile ribadire, a mo’ di sintesi, che
esso potrebbe recare in epigrafe il seguente motto:
“Non dominare né essere dominati, non ingannare né essere ingannati”
Piacenza, dicembre 2006
Ettore Arbasi, Cinzia
Astorri, Piergiorgio Bellocchio, Gianni Bernardini, Susanna Bertoli,
Livio Boselli, Giovanni Callegari, Paolo Colagrande, Serena Contardi,
Daniela Cremona, Gianni D’Amo, Sergio Ferri, Massimo Gardani, Mario
Giacomazzi, Guido Lavelli, Maurizio Mori, Paola Percivalle, Livio
Quagliata, Adriano Rizzi, Giuseppe Rubinetti, Marco Salami, Francesco
Serio, Roberto Tonelli, Silvana Trucchi, Alessandro Zucchi, Lara Zaghi
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ATTO COSTITUTIVO ASSOCIAZIONE cittàcomune
1) Viene costituita con il presente contratto, nel rispetto delle
disposizioni di legge vigenti in materia, un’Associazione
politico-culturale denominata «cittàcomune».
2) L’Associazione ha sede a Piacenza in via Borghetto 2/i
3) L’Associazione non ha fini di lucro.
4) Lo scopo che si propone l’Associazione è quello di contribuire
al dibattito culturale e politico attraverso la ricerca; la
riflessione teorica; il confronto dialettico con altre associazioni,
partiti politici e organizzazioni sindacali; l’organizzazione di
iniziative aperte alla cittadinanza; la pubblicazione, in proprio o
unitamente ad altri soggetti, di testi o riviste periodiche.
5) L’Associazione è retta dallo Statuto che si allega al presente
atto.
6) Il patrimonio dell’Associazione è finalizzato unicamente al
perseguimento dello scopo sociale. Le risorse economiche deriveranno
dalle quote associative e contributi dei soci, da erogazioni
liberali o donazioni di privati, da contributi, erogazioni,
finanziamenti a fondo perduto concessi da enti pubblici e privati,
da entrate derivanti dall’organizzazione di iniziative, dalla
vendita di pubblicazioni, da attività di autofinanziamento e da
altre entrate compatibili con le finalità dell’Associazione.
7) Sono Soci dell’Associazione
«cittàcomune» tutti coloro che ne fanno richiesta e che versano la relativa quota.
L’adesione all’Associazione comporta la condivisione dello scopo e
degli ideali della stessa. Nello Statuto sono elencate le varie
tipologie di Soci, vengono previste le modalità di adesione nonché i
casi, straordinari, in cui l’adesione può essere rifiutata.
8) Le cariche associative e le modalità di nomina sono previste
dallo Statuto. Nel periodo che intercorre tra la data odierna e la
prima Assemblea Generale dell’associazione i sottoscritti si
costituiscono in comitato direttivo provvisorio che avrà pieni
poteri. L’Assemblea Generale dovrà tenersi entro novanta giorni.
9) L’Associazione si costituisce a tempo indeterminato. Cause,
modalità e conseguenze dello scioglimento sono previste dallo
Statuto.
10)
Per quanto non previsto nel presente atto e nell'allegato Statuto si
rinvia alle disposizioni del Codice Civile.
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STATUTO ASSOCIAZIONE **

Capo Primo – Finalità e attività
Art. 1 – Associazione «cittàcomune»
E' stata costituita l’associazione politico-culturale «cittàcomune».
L’Associazione ha sede a Piacenza in via Borghetto 2/i.
L’Associazione non ha fini di lucro.
Art. 2 – Finalità e attività
Lo scopo che si propone l’Associazione è quello di contribuire al
dibattito culturale e politico attraverso la ricerca; la riflessione
teorica; il confronto dialettico con altre associazioni, partiti
politici e organizzazioni sindacali; l’organizzazione di iniziative
aperte alla cittadinanza; la pubblicazione, in proprio o unitamente
ad altri soggetti, di testi o riviste periodiche.
L’Associazione persegue lo sviluppo politico e culturale dei
cittadini che si richiamano ad ideali democratici e progressisti,
alla promozione dei diritti umani, al perseguimento di una migliore
organizzazione sociale, al rispetto di ogni etnia, religione ed
orientamento sessuale, alla difesa delle libertà individuali e
collettive, alla ricerca di un modello di sviluppo socialmente
giusto, economicamente equo ed ecologicamente sano. L’Associazione
politico culturale «cittàcomune» si propone di fornire il suo
contributo alla vita politica cittadina e alle fondamentali scelte
amministrative, interloquendo in modo critico con movimenti,
partiti, singoli esponenti operanti nelle istituzioni, sempre
anteponendo problemi e scelte concrete alle appartenenze, il bene
pubblico agli interessi particolari, la corresponsabilizzazione dei
cittadini al decisionismo autoreferenziale. L’Associazione
politico-culturale «cittàcomune» si riserva la possibilità di
partecipare a competizioni elettorali direttamente con una propria
lista o unitamente ad altre realtà, sempre muovendo dal fondamentale
presupposto che i Soci non sono vincolati da tale decisione e che la
mancata adesione alla lista elettorale non pregiudica in nessun modo
la partecipazione alle altre iniziative dell’Associazione.
Capo Secondo – Soci
Art. 3 – Principi
Tutti coloro che condividono gli scopi dell’Associazione possono
divenirne Soci tesserandosi e versando la relativa quota annuale. Il
Comitato Direttivo può rifiutare il tesseramento ad aspiranti nuovi
Soci o a Soci in precedenza tesserati unicamente nel caso questi
manifestino opinioni o compiano attività in palese contrasto con le
finalità dell’Associazione di cui all’art. 2. La persona a cui è
stato negato il tesseramento dal Comitato Direttivo può presentare
istanza all’Assemblea Generale che si esprime in merito con
decisione vincolante e definitiva. Non costituisce comunque causa
ostativa al tesseramento l’iscrizione o la partecipazione alle
attività di altre associazioni o partiti politici che si richiamano
a principi democratici come pure la partecipazione a competizioni
elettorali in liste con le medesime caratteristiche. I Soci
determinano su base paritaria le scelte e gli indirizzi
dell’Associazione. Non è prevista alcuna sanzione disciplinare a
carico dei Soci.
Art. 4 – Categorie di Soci e quota associativa
I Soci si suddividono in:
-
Soci
Fondatori – che consentono l’inizio delle attività
dell’Associazione e che conferiscono un contributo economico
sulla base delle loro possibilità
-
Soci
Sostenitori – per i quali è prevista una quota annuale di €
100,00
-
Soci
Ordinari – per i quali è prevista una quota annuale di € 50,00
-
Soci
Giovani – (studenti o comunque di età inferiore a 25 anni) per i
quali è prevista una quota annuale di € 20,00
-
Soci
Onorari – per i quali non è prevista una quota associativa
L’Assemblea
Generale annualmente e a maggioranza semplice stabilisce le quote
associative per l’anno successivo.
Art. 5 – Soci Fondatori
Soci Fondatori sono coloro che aderiscono all’Associazione entro
la prima Assemblea Generale. Dal momento in cui si è svolta la prima
Assemblea Generale, sono state elette le cariche sociali ed ha
inizio la regolare attività dell’Associazione la qualifica di Socio
Fondatore si converte automaticamente in quella di Socio Ordinario.
Art. 6 – Soci Sostenitori, Soci Ordinari, Soci Giovani
I Soci contribuiscono su base paritaria agli indirizzi
dell’Associazione, le diverse qualifiche rilevano esclusivamente ai
fini
della determinazione della quota associativa. Tutti i Soci possono
partecipare alle assemblee, hanno uguale diritto di voto e possono
essere eletti alle cariche sociali a prescindere dalla quota
associativa e dall’anzianità di iscrizione. Non hanno tali diritti
esclusivamente coloro che si sono tesserati nei trenta giorni
antecedenti alle assemblee. La quota di Socio si perde soltanto per
il mancato tesseramento o per il recesso che deve essere comunicato
per iscritto al Comitato Direttivo.
Art. 7 – Soci Onorari
L’Assemblea Generale può nominare ogni anno alcuni Soci Onorari,
riconoscendoli per le loro caratteristiche degni di far
parte dell’Associazione «cittàcomune». I Soci Onorari devono
accettare la nomina che è a tempo indeterminato, non sono soggetti
al versamento di alcuna quota sociale e possono partecipare alla
vita associativa con le stesse facoltà degli altri Soci. La
qualifica di Socio Onorario può essere revocata dall’Assemblea
Generale esclusivamente per le ragioni riportate nell’Art. 3 in
ordine al rifiuto di un tesseramento.
Capo Terzo – Cariche Sociali
Art. 8 – Assemblea Generale
Organo fondamentale e sovrano dell’Associazione è l’Assemblea
Generale dei Soci. L’Assemblea Generale è costituita da tutti i Soci
tesserati nell’anno solare, ha il compito di definire l’indirizzo
dell’Associazione; eleggere ogni due anni il Comitato Direttivo, il
Presidente e il Tesoriere; approvare o censurare l’operato del
Comitato Direttivo, del Presidente e del Tesoriere in carica;
approvare il bilancio, modificare lo Statuto con le modalità in esso
previste; deliberare lo scioglimento dell’Associazione. Tutti i Soci
hanno diritto di partecipare all’Assemblea e hanno pari diritto di
voto. Non sono ammessi al voto unicamente i Soci che si sono
tesserati nei trenta giorni antecedenti. L’Assemblea Generale si
riunisce almeno una volta all’anno. Il Comitato Direttivo ha il
compito di fissare la data della riunione annuale avvisando i Soci
con congruo anticipo. Ulteriori Assemblee Generali potranno essere
disposte nel corso dell’anno dal Comitato Direttivo o essere
richieste dai Soci. Qualora un quinto dei Soci richieda la
convocazione dell’Assemblea il Comitato Direttivo la dovrà fissare
entro i successivi quindici giorni. Viene tenuto un registro delle
Assemblee nel quale vengono annotati gli argomenti, discussioni e le
decisioni prese. L’elezione del Comitato Direttivo, del Presidente e
del Tesoriere si svolgono a scrutinio segreto, ogni Socio avrà a
disposizione un numero di preferenze comunque inferiore a quello dei
Soci che devono essere eletti.
Art. 9 – Comitato Direttivo
Il Comitato, composto da quindici componenti eletti ogni
due anni
dall’Assemblea Generale più i soci eletti nelle assemblee delle
Istituzioni Pubbliche, ha il compito di gestire l’Associazione e di
prendere tutte le decisioni necessarie per il suo funzionamento. Il
Comitato Direttivo nomina al suo interno un Coordinatore, che ha
anche funzioni di supplenza del Presidente in caso di sua assenza o
di temporaneo impedimento. Principio fondamentale dell’Associazione
«cittàcomune» è quello della rotazione delle cariche e del
coinvolgimento di tutti i Soci. Fino alla nomina del primo Comitato
Direttivo le funzioni saranno svolte dal comitato direttivo
provvisorio previsto nell’Atto Costitutivo.
Art. 10 – Presidente e Tesoriere
Tra i componenti del Comitato Direttivo l’Assemblea Generale elegge
ogni due anni il Presidente. Il Presidente č il rappresentante
legale ed ha il compito di
rappresentare l’Associazione all’esterno, di convocare e presiedere
le riunioni dell’Assemblea Generale e del Comitato Direttivo, di
garantire il rispetto dello Statuto e dei principi democratici nel
corso delle attività dell’Associazione, esprime le posizioni
politico-culturali dell’Associazione, si rapporta con i media, ha il
compito di operare una sintesi tra le opinioni dei Soci e di
garantire che le posizioni espresse rispettino la volontà della
maggioranza. Il presidente non ha poteri superiori rispetto agli
altri componenti del Comitato Direttivo al di fuori di quanto
espressamente previsto nel presente articolo. Il presidente può
essere sfiduciato e sostituito nel corso dell’anno dalla maggioranza
assoluta dei partecipanti alle Assemblee. Anche il Tesoriere viene
eletto ogni due anni dall’Assemblea Generale tra i componenti del
Comitato Direttivo, deve gestire le risorse economiche
dell’Associazione «cittàcomune», riscuotere i contributi
associativi, fare fronte alle uscite, tenere un registro delle
entrate e delle uscite e redigere il bilancio annuale, che viene
discusso ed approvato nel corso dell’Assemblea Generale. Il
Presidente e il Tesoriere presentano annualmente una relazione sul
loro operato all’Assemblea Generale che si pronuncia in merito.
Capo Quarto – Ulteriori Disposizioni
Art. 11 – Patrimonio
Il patrimonio dell’Associazione è finalizzato unicamente al
perseguimento dello scopo sociale. Le risorse economiche saranno
date da:
-
Quote
associative e contributi dei Soci
-
Erogazioni liberali o donazioni di privati
-
Contributi, erogazioni, finanziamenti a fondo perduto concessi
da enti pubblici e privati
-
Entrate
derivanti dall’organizzazione di iniziative, dalla vendita di
pubblicazioni, da attività di autofinanziamento
-
Altre
entrate compatibili con le finalità dell’atto costitutivo e
dello Statuto
Il patrimonio non potrà essere utilizzato in forme che prevedano la
corresponsione di un interesse, né potrà essere ripartito tra i Soci
in alcuna modalità e misura. Il patrimonio potrà essere viceversa
utilizzato per il sostegno ad altre realtà associative che
perseguano finalità analoghe o comunque non incompatibili con quelle
dell’Associazione «cittàcomune».
Art. 12 – Modifiche dello Statuto
Lo Statuto potrà essere modificato unicamente dall’Assemblea
Generale con una maggioranza qualificata di due terzi dei
partecipanti.
Art. 13 – Scioglimento dell’Associazione
L’Associazione «cittàcomune» si scioglierà qualora l’Assemblea
Generale lo deliberi con il voto favorevole di almeno tre quarti dei
partecipanti a condizione che il voto sia favorevole sia stato
espresso dalla maggioranza assoluta dei Soci. Nel caso di
scioglimento il patrimonio residuo dovrà essere devoluto
prioritariamente ad associazioni con analoghe finalità e comunque a
fini di pubblica utilità. Il patrimonio non potrà essere in alcun
modo essere ripartito tra i Soci.
Art. 14 – Norma Finale
Per tutto quanto non espressamente stabilito nel presente Statuto si
applicano le disposizioni contenute nel Codice Civile e nelle altre
disposizioni di legge in materia.
** aggiornato con le modifiche apportate dall'Assemblea
Generale del 13 Marzo 2022.
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Per rinnovare la quota
associativa a
cittācomune
puoi effettuare
un bonifico bancario indicando il tuo nome e
intestandolo a
"Associazione cittācomune"
presso Intesa Sanpaolo
al seguente codice IBAN:
IT27C0306909606100000152774
Recapiteremo in seguito la
tessera al tuo indirizzo.
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la
tessera 2023-2024 dedicata a
Daniela
Cremona
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Piergiorgio Bellocchio 15/12/1931 - 18/4/2022
La scomparsa
di Piergiorgio Bellocchio,
come e cosa ne hanno scritto
(clicca sulla foto) |
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