la tessera 2009 dedicata a Simone Weil

 


 

La nozione di lavoro è sicuramente l’unica conquista spirituale che il pensiero umano abbia fatto dopo il miracolo greco… Quanto al movimento operaio, tutte le volte che ha saputo sfuggire alla demagogia, ha fondato le rivendicazioni dei lavoratori sulla dignità del lavoro… Marx, la cui opera racchiude pure tante contraddizioni, indicava come caratteristica essenziale dell’uomo, in opposizione agli animali, il fatto che egli produce le condizioni della sua propria esistenza e così produce indirettamente se steso.
(Simone Weil, da
Riflessioni sulle cause della libertà e dell’oppressione sociale, 1934)

Il radicamento è forse il bisogno più importante e più misconosciuto dell’anima umana. È tra i più difficili da definire. Mediante la sua partecipazione reale, attiva e naturale all’esistenza di una collettività che conservi vivi certi tesori del passato e certi presentimenti del futuro, l’essere umano ha una radice (…)
L’opposizione fra avvenire e passato è assurda. Il futuro non ci porta nulla, non ci dà nulla, siamo noi che, per costruirlo, dobbiamo dargli tutto, persino la nostra vita. Ma per dare bisogna possedere e noi non possediamo altra vita, altra linfa, che i tesori ereditati dal passato e digeriti, assimilati, ricreati da noi… L’amore per il passato non ha nulla a che fare con un orientamento politico reazionario. Come tutte le attività umane, la rivoluzione trae tutta la sua linfa da una tradizione.
(Simone Weil, da
La prima radice, 1943)


Simone Weil (Parigi, 1909 - Londra, 1943) nacque in un’agiata famiglia ebraica laica e assimilata e fu allieva del filosofo Alain. Laureatasi in filosofia, giovanissima cominciò a insegnare, venendo tra l’altro a contatto con gli ambienti del sindacalismo di base francese. Sin dai primi anni Trenta, maturò e rese esplicita una critica radicale del totalitarismo e dello stalinismo, interrogandosi a fondo sulle condizioni di una liberazione reale della classe operaia e più in generale degli uomini. Seminari, collaborazioni a riviste, viaggi, letture filosofiche e politiche, partecipazione alle lotte sindacali si intrecciano nella vita di questa ventenne tanto fragile quanto incontenibilmente vitale. Coerentemente con i suoi interessi spirituali, nel 1934-35 abbandonò l’insegnamento della filosofia per fare l’operaia, prima alle Officine Alsthom e poi alla Renault. Nel ‘36 partecipò all’esperienza del Fronte popolare in Francia e poi alla Guerra civile spagnola nelle file repubblicane. Nel corso di un viaggio in Italia, avviò una profonda riflessione religiosa, che l’accompagnerà fino alla precoce morte, senza tuttavia trattenerla dall’impegno personale e incondizionato nella Resistenza contro il nazismo. Abbandonata la Francia con i famigliari per sfuggire alla persecuzione antisemita, lasciò la sicura New York per collaborare con l’organizzazione di De Gaulle a Londra, da dove chiese con testarda insistenza di essere paracadutata in Francia, “in prima linea”, e dove consumò le residue energie a scrivere un testo per la ricostruzione politica d’Europa su nuove basi.
Simone Weil è una pensatrice di eccezionale profondità e lucidità, introdotta in Italia dalle edizioni di Comunità con la pubblicazione tra il 1952 e il ‘56 di tre libri fondamentali (La condizione operaia, La prima radice, tradotti da Franco Fortini, e Oppressione e libertà). Nei decenni a noi più prossimi Giancarlo Gaeta ha tradotto per Adelphi gran parte dei suoi scritti, inclusi i quattro ponderosi volumi di Quaderni.
Per Simone Weil teoria e prassi non sono mai separate. Ad ogni pensiero deve seguire una condotta coerente. Non c’è sua pagina che non implichi il problema di «come vivere»: innanzitutto per questo, la sua opera e testimonianza di vita ci sembra imprescindibile per orientarci nel presente.

 


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