«cittàcomune»:
che cosa.
L'Associazione politico-culturale «cittàcomune»
si propone nei prossimi anni di fornire il suo
contributo:
1. alla vita politica cittadina e alle
fondamentali scelte amministrative,
interloquendo in modo critico con movimenti,
partiti, singoli esponenti operanti nelle
istituzioni, sempre anteponendo problemi e
scelte concreti alle apparenze, il bene pubblico
agli interessi particolari, la
corresponsabilizzazione dei cittadini al
decisionismo autoreferenziale;
2. alla ricerca sul campo, alla
riflessione teorica, al dibattito culturale,
nella convinzione che l’analisi critica del
presente non possa emergere dal susseguirsi
delle mode e dalle finte baruffe culturali, cioè
eludendo il rapporto con la propria tradizione
(italiana, europea, occidentale in senso lato),
che è premessa di ogni auspicabile confronto con
altre culture e civiltà;
3. a suscitare nelle giovani generazioni
l’esigenza di non superficiali orizzonti
culturali e morali la fine delle ideologie non
come autoliquidazione ideale, ma come punto di
partenza per un impegno da rinnovare: come aveva
capito il materialista storico Antonio Gramsci,
“ l’uomo è soprattutto spirito ”, e senza
idealità mortifica la parte migliore di sé.
«cittàcomune»:
come.
Il
come fare non è meno importante del cosa
fare, le modalità di elaborazione e
concreta attuazione possono inverare i buoni
programmi o al contrario vanificarli, i mezzi
prefigurano il fine. A partire da tali
convinzioni, «cittàcomune», libera
associazione autofinanziata e autogestita dai
suoi fondatori ed aderenti, opererà legando il
momento della ricerca a quelli della discussione
e della concreta attività. Ci sforzeremo di
evitare il cristallizzarsi di ruoli dirigenti,
la separazione tra funzioni ideativo-creative e
altre e altre meramente esecutive, favorendo la
crescita e l’assunzione di responsabilità dei
più giovani. Nell’apprestarci a far seguire alle
presenti premesse politico-culturali l’adozione
di uno Statuto (coerente con la legislazione
vigente, ma il più possibile snello quanto a
condizionamenti ed adempimenti burocratici), non
ci sembra inutile ribadire, a mo’ di sintesi,
che esso potrebbe recare in epigrafe il seguente
motto:
“Non dominare né essere dominati,
non ingannare né essere ingannati”
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