Perché ricordare Paolo Belizzi (1906-1986) e Daniela Cremona (1955-2012)


 

Vogliamo ricordare – insieme – Paolo Belizzi e Daniela Cremona nel settantesimo della Liberazione, venerdì 19 giugno 2015 dalle ore 18 alle 24, alla Magnana di Piacenza, attraverso tre momenti: dalle 18, una chiacchierata (o conversazione in pubblico) tra il maggior numero di persone disponibili a intervenire; dalle 20, prosecuzione coi piedi sotto il tavolo mangiando e bevendo il giusto; dalle 22, concerto sulla Resistenza del Liberotrio: Betti Zambruno, Piercarlo Cardinali, Gianpiero Malfatto. A seguire, chiacchiere tra amici, che magari non si vedono da tempo…. Belizzi era nato nel 1906 ed è morto a ottant’anni dopo una vita intensissima, tra lavoro e impegno politico antifascista, che gli era costato confino e galera. Daniela, nata nel 1955, ci ha lasciati a fine luglio di tre anni fa, non ancora sessantenne, dopo decenni di militanza politico-culturale tanto silenziosa quanto intelligente ed efficace. Si sono conosciuti e frequentati – come molti di noi – tra la metà degli anni Settanta e i primi Ottanta (a Piacenza gli anni, tra tanto altro, del Comitato antifascista militante), lui settantenne e lei ventenne: si sono voluti bene e saranno contenti di essere accomunati nel ricordo, che comporta di ripercorrere quella stagione umana e politica, e cogliere cosa ne rimane, cosa mantiene una sua validità. Il tema da mettere a fuoco potrebbe essere quello della scoperta e trasmissione di valori profondi tra generazioni diverse: trasmissione certamente avvenuta tra Paolo e Daniela.


 

Aldo Belizzi, detto Paolo, nasce a Quercioli di Podenzano in una famiglia contadina nel 1906. Giovanissimo è avviato al lavoro di falegname, che eserciterà con grande maestrìa per oltre mezzo secolo. Assieme al fratello maggiore Mario (“Raimondi”), partecipa all’esperienza degli Arditi del popolo di Piacenza, che, sotto la guida dell’anarchico Emilio Canzi, contrastano nel 1921 il nascente fascismo. Organizzatore del grande sciopero delle bottonaie del 1930, nello stesso anno è arrestato per propaganda antifascista e inneggiante all’Internazionale comunista. Condannato al confino (Lampedusa e Lipari), viene liberato alla fine del ’32 in occasione dell’amnistia nel decennale della Marcia su Roma.

Nuovamente arrestato nell’aprile ’43, esce da San Vittore il giorno dopo la caduta del fascismo. All’indomani dell’8 settembre, è tra i più attivi nell’organizzare la lotta contro fascisti e tedeschi, promuovendo le prime squadre Sap e Gap in città. Segretario della federazione comunista, è tra i fondatori del Cln piacentino, di cui sarà autorevole dirigente fino all’estate ’44. Il suo laboratorio di falegnameria, in via Benedettine, costituisce un centro di raccolta e smistamento di armi e stampa antifascista per tutta la provincia di Piacenza.

Subito dopo la Liberazione è componente della Commissione provinciale di epurazione e primo presidente della Libera associazione artigiani. Nel dopoguerra è molto impegnato nel lavoro, pur dovendo convivere con non trascurabili problemi di salute, a partire da un blocco renale che lo colpisce nel 1953. Nel 1970 pubblica l’opuscolo “Il gerarchetto”. Comincia a collaborare attivamente con movimenti giovanili di Nuova sinistra. Dal 1976 è presidente del Cam, Comitato antifascista militante. Nel 1983 pubblica “Quelle che non fanno storia. Pagine della cospirazione antifascista” a Piacenza (nel 2005 esce la II edizione del libro, con prefazione di Gianni D’Amo e una testimonianza di Don Giovanni Bruschi, Editrice Vicolo del Pavone). Belizzi muore nel 1986. Dal 2003 gli è intitolata una via di Piacenza, in zona Le Mose.


 

Daniela Cremona nasce nel 1955 in Venezuela da genitori emigrati dalla Valtrebbia. Rientrata in Italia, compie i suoi studi a Piacenza, conseguendo la maturità classica al Liceo Gioia, da dove ha inizio il suo impegno: prima nel Collettivo della scuola, poi in un costante lavoro di coordinamento cittadino dei Collettivi del Movimento studentesco e a seguire nel Comitato antifascista militante, presieduto da Belizzi, del quale alla fine degli anni Settanta coordinerà la segreteria. Iscritta alla facoltà di Filosofia alla Statale di Milano, è militante prima dell’Ugc e poi del Pcd’I (m-l), che orienta il suo impegno anche verso la classe operaia, in particolare con un intervento nelle fabbriche di Podenzano (Gabbiani e Tecnitub). Pur studiando e dando esami, l’impegno preminente è decisamente politico: nei primi anni Ottanta diventa operaia delle Ferrovie dello Stato. È in prima fila nel Movimento dei Consigli che a metà decennio si oppone allo smantellamento della scala mobile e fortemente impegnata nella Cgil piacentina. Con l’esaurirsi della spinta operaia e la crisi irreversibile dei diversi modelli di socialismo reale, comincia per Daniela, assieme ad altri compagne e compagni, una lunga fase di approfondimento critico e autocritico della teoria marxista e dei suoi sviluppi. È instancabile animatrice del Centro Karl Marx di Piacenza (dove avviene l’incontro fecondo e fraterno con Piergiorgio Bellocchio) e del Citep di Milano. Nel 1989 cura, con Francesco Contu, la pubblicazione di: P. Giussani, F. Moseley, E. Ochoa, “Prezzi, valori e saggio del profitto”, Atti del convegno internazionale sulla teoria economica marxista organizzato alle Stelline di Milano l’anno precedente. Dal 1991 partecipa con il fondatore-direttore Amedeo Anelli alla nascita di “Kamen’. Rivista di poesia e filosofia”, a cui fornisce ininterrotta e proficua collaborazione redazionale per oltre vent’anni. Trasferita a Milano, gestisce la ristrutturazione della grande biblioteca popolare del Dopolavoro Ferrovieri di Milano, collocata sotto la stazione centrale. In seguito sarà chiamata alla redazione di “Amico treno”, rivista di Trenitalia. Nel frattempo riprende a studiare e nel ’95 si laurea con una tesi sui “Quaderni piacentini”: senz’altro la ricerca più completa e approfondita su quella straordinaria rivista, a detta non solo dei suoi amici Piergiorgio Bellocchio ed Edoarda Masi. Nel 2004 tiene la relazione di apertura al convegno nazionale dedicato a Grazia Cherchi “Ridefinire la politica. Storia e presenza di ‘Quaderni piacentini’ (1962-84)”, organizzato a Piacenza da Piergiorgio Bellocchio e Gianni D’Amo e fortemente voluto dall’allora assessore alla Cultura Stefano Pareti. Già seriamente malata, partecipa, sempre con grande generosità, sin dall’inizio nel 2006 e fino alla prematura scomparsa nel 2012, all’intera esperienza politico-culturale di Cittàcomune.